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Sources

Diletta Benedetto, 2010

 

Sources moves on a symbolic territory so dense it risks bringing the audience into a hyper-trophic, overwhelming, excessive assignment of meanings, eventually minimizing the value of the artist's action, framing it in a far too easy system of semantic references.

Here's why it's necessary to look back to the long relationship between Ghiotti and Photography, advertising in particular, in order to better understand the value in the concepts of complexity/essentiality in the artist’s iconological research. The typical image bulimia in the advertising system forces the consumer addiction to ingesting a quantity of images among which the relationship between the contents seems to be built in retrospect, almost trying to "justify" some kind of plot in the mind of the audience, bringing it to an effective message decoding: simple, unique, unmistakable.

In Sources instead Ghiotti appears to move through a someway backwards path: starting extremely complex, loaded, a true generator of sense, finally renders it essential, flawless and noiseless. The chosen subject, significantly charged of symbolic attributions: place in which, according to many cosmogonist myths, water is separated from the earth to give birth to life, which focuses archetypal concepts such as sacredness, origin, boundary, nevertheless economic, political, environmental  issues  that have to do with water and it's incommensurable value, is solved in the final, synthetic, perfect form which we can see only after physically walking kilometers of land, after having left behind, along the road and during the time separating shootings - since 2007 - all the unnecessary, the blatant, the redundant.

As if, the most interesting re-appropriation that Bepi Ghiotti operates on the photographic tool was achieved through his personal, rather existential, path to synthesis. Almost telling about a trip backwards, made of subtraction and of lightening once he reached the sources. That only in the end shows a new symbolic, ancestral, sacred beginning, able to distill the initial complexity in a simple, essential vision.

Sorgenti

Diletta Benedetto, 2010

 

Il terreno simbolico sul quale muove Sorgenti è talmente denso, da correre il rischio di far scivolare l’osservatore su di una attribuzione di significati ipertrofica, straripante, eccessiva, finendo per minimizzare il valore dell’operazione compiuta dall’artista, inquadrandola in un sistema di rimandi semantici fin troppo facili. 

Ecco perché è necessario volgere lo sguardo indietro, alla lunga frequentazione tra Ghiotti e la Fotografia, in particolare quella pubblicitaria, per comprendere meglio il valore dei  concetti di complessità/essenzialità nella ricerca iconologica dell’artista torinese. La bulimia di immagini tipica del sistema Pubblicità abitua il fruitore a ingerire quantità di scatti tra i quali le relazioni di contenuto sembrano essere costruite a posteriori, quasi come per “giustificare” degli intrecci di senso nella mente dello spettatore, per portarlo a decodificare in modo efficace il messaggio: semplice, unico, inequivocabile. 

In Sorgenti  Ghiotti sembra muoversi, invece, attraverso un percorso in qualche modo rovesciato: da un punto di partenza estremamente complesso, carico, un vero e proprio generatore di senso, ad una restituzione finale perfettamente essenziale, senza sbavature, senza rumori. Il soggetto scelto, significativamente carico di attribuzioni simboliche: luogo nel quale, secondo moltissimi miti cosmogonici, l’acqua si separa dalla terra per dare inizio alla vita, che concentra su di sé significati archetipici come sacralità, origine, confine, ma anche economici, politici, ambientali che hanno a che fare con l’acqua e con il suo valore incommensurabile, si risolve nella forma sintetica finale perfetta che abbiamo sotto gli occhi, soltanto dopo aver attraversato fisicamente chilometri di terra, dopo aver abbandonato, lungo la strada e nel corso del tempo che separa uno shooting dall’altro - tra il 2007 ed oggi - tutto il superfluo, il troppo evidente, il ridondante. 

Come se la vera, la più interessante riappropriazione  che Bepi Ghotti  opera nei confronti dello strumento fotografico si compisse attraverso un suo, personale, quasi esistenziale percorso verso la sintesi. Quasi che l’arrivo alla sorgente raccontasse di un viaggio a ritroso, fatto di sottrazione, di alleggerimento. Che vede, soltanto al fondo, un nuovo inizio simbolico, archetipico, sacro, in grado di distillare la complessità di partenza in una semplice, essenziale visione.

 

Principia Naturalia | an image of the inviolable

Michele Bramante, 2012

 

The landscapes composing Bepi Ghiotti's Sources series, are steps of an initiation ritual into which the author has transfigured his life.

Every physical quest in which Ghiotti travels around the world in search of the sources of the main rivers is also a symbolic journey in search of  a natural archetype.

According to C.G. Jung: along the path of evolution, humanity has developed a universal memory made of “archetypes”, symbolic shapes of the world, of life, sedimented deep inside the collective unconscious. It is not by chance that water is one of these fundamental archetypes, since civilizations, and formerly life, were born along river banks where water merges with the earth fertilizing the soil. Nevertheless, an archetype not only has the unconscious function of structuring the relationship between man and his environment; it actually starts to appear somewhere close to the spirit, in the common essence of mankind, prior to the conscious codifications mediated by symbols operating these changes in human nature. Ghiotti's journeys in this way are never to escape, waiving an origin, looking forward to achieving an external world, neither some  sort of exotic escapism from a prosaic daily routine in the form of mass tourism, but rather, an identical repeated ritual, returning to the same fundamental stance. His explorations penetrate deep into the spirit of the places and that primal relationship between man and landscape happens together with the decanting of the human spirit in its pure and original  components. Ghiotti's intents are far from the banal function of attesting a landscape,  at the level of a pin collected on a map for public approval and admiration, but also far from the picturesque landscape panorama. 

In Beip's hands the photographic shot becomes a mediumistic mean to  communicate an intuitive, universal, impersonal vision of the infinite primeval  variety of man's Nature.

Principia Naturalia | un' immagine dell' inviolabile

Michele Bramante, 2012

 

Gli scorci di paesaggio che compongono la serie Sources di Bepi Ghiotti sono le soste di un rito iniziatico nel quale l’autore ha trasfigurato la propria vita.

Ogni viaggio fisico che Ghiotti intraprende alla ricerca delle sorgenti di fiumi sparsi nel mondo è allo stesso tempo un viaggio simbolico alla ricerca di un archetipo naturale.

Nel suo percorso evolutivo, secondo C.G. Jung, l’ umanità ha sviluppato una memoria universale sostanziata da “archetipi”, forme simboliche del mondo della vita sedimentate nell’ inconscio collettivo.

Non è un caso che l’acqua sia uno degli archetipi fondamentali, se le civiltà, e prima ancora la vita, sono nate in prossimità di fiumi che rendevano fertili le terre.

Ma l’archetipo non è solo una funzione inconscia nata per strutturare il rapporto tra l’ uomo e il suo ambiente; esso comincia ad apparire in prossimità dello spirito, nell’essenza comune a tutti gli uomini antecedente alla formazione della coscienza mediata dai simboli che operano tale trasformazione nella natura umana.

I viaggi di Ghiotti, in tal modo, non sono mai un allontanamento, l’abbandono di un’ origine in vista del raggiungimento di un mondo estraneo, ovvero evasioni esotiche dalla quotidianità prosaica nelle modalità del turismo di massa, ma, piuttosto, sempre un identico ritorno nello stesso luogo fondamentale. Le sue esplorazioni penetrano nello spirito dei luoghi e tale rapporto primario tra uomo e paesaggio si verifica insieme alla decantazione dello spirito umano nelle sue costituenti pure e originarie.

Lontana dalla banale funzione di attestazione di un paesaggio, alla stregua di banderuole collezionate su una mappa per la pubblica approvazione e ammirazione, ma anche dal paesaggismo pittorico, nelle mani di Ghiotti la ripresa fotografica diventa un mezzo medianico per comunicare una visione spersonalizzata, intuitiva e universale, dell’infinita varietà primigenia della Natura e dell’Uomo.

Sources

Claudio Composti, 2011

 

Bepi Ghiotti is not only a Photographer. He's also traveler. In fact he will be presenting at the Milan Civic Aquarium a project called: SOURCES, which he has been working on for several years. Ghiotti has traveled to far away lands, walking upstream to the source of some of world's most important rivers. Not too long ago he wrote me: “Dear Claudio, I just got back from Eastern Turkey, where I found the sources of the Tigris an Euphrates...”. It looked like the beginning of an adventure story or the page from an explorer's diary, with a retro taste to it, excited and enthusiastic as if he had found the origins of life in the far East lands. 

Where does a river begin? What does a source look like? Surprisingly, we discover amazing landscapes, boundless melancholic territories that convey Romantic feelings, which would have tickled the imagination of some painter from the 1800's, such as Caspar David Friedrich (1774-1840). In other occasions as for the Italian Po and Adige or Tiber we can only see a stony mountain, an anonymous neck of the woods, or a simple fountain just like the one hiding the source of the Roman river, which has been matter of geographic boundaries (on paper) for ownership issues that have little to do with Nature. Bepi Ghiotti presents his sources, those of the history of mankind. Yes, because a river is not only a flowing watercourse but a symbol as well: Geographic, Literary, Politic, Philosophical, Religious and Historic. Its the the goal of Epic ventures. It's a Historic-Political border. It is Life. In 1995 Ismail Serageldin, vice president of the World Bank, made a forecast on future wars: “If the wars of the 20th Century were fought for Oil, the ones of the 21st Century will be over water”. A Tuareg proverb says: ”God created lands with lots of water so that man could live there, and deserts for them to find their soul”... Maybe God is setting us up so that we may find the soul we have forgotten or have maybe drowned in the depth of our consciousness, the one Bepi Ghiotti is trying to find?

Sorgenti

Claudio Composti, 2011

 

Bepi Ghiotti è un fotografo. Ma non solo. E’ un viaggiatore. Presenta infatti all’ Acquario Civico di Milano un progetto che da anni porta avanti, dal titolo: “SOURCES”/”SORGENTI”. Ghiotti si è spinto in terre lontane, fino alla sorgente di alcuni dei fiumi più importanti del mondo risalendone il corso. Qualche tempo fa mi scrisse: “Caro Claudio, sono tornato ieri sera dall'est Turchia dove ho trovato le sorgenti del Tigri e dell'Eufrate…”. Sembrava l’incipit di un romanzo d’avventura o una pagina del diario di un esploratore, dal sapore di altri tempi, emozionato ed entusiasta come se avesse scoperto le origini della Vita nelle terre lontane dell’Est. Da dove nasce un fiume? Com’è fatta una sorgente…? A sorpresa, scopriamo splendidi paesaggi malinconici e sconfinati dal sapore romantico, che avrebbero attratto la fantasia di qualche pittore di fine ‘800, come Caspar David Friedrich (1774-1840). In altri casi, come i nostrani Po, Adige o Tevere troviamo una pietraia di montagna, un’anonima boscaglia o una semplice fontana come quella che nasconde l’origine del fiume romano, che è stato motivo di spostamenti geografici (sulla carta) di confini e appartenenze che ben poco hanno a che fare con la Natura. 

Bepi Ghiotti presenta le sue sorgenti, quelle, forse, della Storia stessa dell’uomo. Si, perché un fiume non è solo acqua che scorre, ma un simbolo: geografico, letterario, politico, filosofico, religioso, storico. E’ meta di imprese epiche. E’ confine storico-politico. E’ vita.

Nel 1995 Ismail Serageldin, vicepresidente della Banca mondiale, fece una previsione sulle guerre del futuro: "Se le guerre del XX secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del XXI avranno come oggetto del contendere l’acqua". Un detto Tuareg dice: «Dio ha creato i paesi ricchi di acqua perché gli uomini ci vivano, i deserti perché vi trovino la propria anima»…Che Dio non ci stia mettendo alla prova, per farci ritrovare un’Anima che abbiamo dimenticato o, forse, soltanto “sommerso” nel buio più profondo della nostra coscienza, che Bepi Ghiotti ha provato a cercare?

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