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Sources

2007- in progress

Archival pigment print on Baryta

124x158cm

To date 23 ‘major’ river Sources and 14 ‘minor’ river Sources have been reached. Minor Sources refer to watercourses that

do not have a specific name and whose discovery is left open to instinct and chance. ‘Major’ Sources, on the other hand, are the result of long researches which must be undertaken before these precise locations are reached.

Sources

Diletta Benedetto, 2010

 

Sources moves on a symbolic territory so dense it risks bringing the audience into a hyper-trophic, overwhelming, excessive assignment of meanings, eventually minimizing the value of the artist’s action, framing it in a far too easy system of semantic references.

Here’s why it’s necessary to look back to the long relationship between Ghiotti and Photography in order to better understand the value in the concepts of complexity/essentiality in the artist’s iconological research. The typical image bulimia of our contemporaneity forces the consumer addiction to ingesting a quantities of signals and meanings among which the relationship between the contents seems to be built in retrospect, almost trying to “justify” some kind of plot in the mind of the audience, bringing it to an effective message decoding: simple, unique, unmistakable.

In Sources instead Ghiotti appears to move through a someway backwards path: starting extremely complex, loaded, a true generator of sense, finally renders it essential, flawless and noiseless. The chosen subject, significantly charged of symbolic attributions: place in which, according to many cosmogonist myths, water is separated from the earth to give birth to life, which focuses archetypal concepts such as sacredness, origin, boundary, nevertheless economic, political, environmental  issues  that have to do with water and it’s incommensurable value, is solved in the final, synthetic, perfect form which we can see only after physically walking kilometers of land, after having left behind, along the road and during the time separating the images - since 2007 - all the unnecessary, the blatant, the redundant.

As if, the most interesting re-appropriation that Bepi Ghiotti operates on the photographic tool was achieved through his personal, rather existential, path to synthesis. Almost telling about a trip backwards, made of subtraction and of lightening once he reached the sources. That only in the end shows a new symbolic, ancestral, sacred beginning, able to distill the initial complexity in a simple, essential vision.

Il terreno simbolico sul quale muove Sorgenti è talmente denso, da correre il rischio di far scivolare l’osservatore su di una attribuzione di significati ipertrofica, straripante, eccessiva, finendo per minimizzare il valore dell’operazione compiuta dall’artista, inquadrandola in un sistema di rimandi semantici fin troppo facili. 

Ecco perché è necessario volgere lo sguardo indietro, alla lunga frequentazione tra Ghiotti e la Fotografia per comprendere meglio il valore dei  concetti di complessità/essenzialità nella ricerca iconologica dell’artista torinese. La bulimia di immagini tipica della nostra contemporaneità, abitua il fruitore a ingerire quantità di segnali e significati tra i quali le relazioni di contenuto sembrano essere costruite a posteriori, quasi come per “giustificare” degli intrecci di senso nella mente dello spettatore, per portarlo a decodificare in modo efficace il messaggio: semplice, unico, inequivocabile. 

In Sorgenti  Ghiotti sembra muoversi, invece, attraverso un percorso in qualche modo rovesciato: da un punto di partenza estremamente complesso, carico, un vero e proprio generatore di senso, ad una restituzione finale perfettamente essenziale, senza sbavature, senza rumori. Il soggetto scelto, significativamente carico di attribuzioni simboliche: luogo nel quale, secondo moltissimi miti cosmogonici, l’acqua si separa dalla terra per dare inizio alla vita, che concentra su di sé significati archetipici come sacralità, origine, confine, ma anche economici, politici, ambientali che hanno a che fare con l’acqua e con il suo valore incommensurabile, si risolve nella forma sintetica finale perfetta che abbiamo sotto gli occhi, soltanto dopo aver attraversato fisicamente chilometri di terra, dopo aver abbandonato, lungo la strada e nel corso del tempo che separa un’immagine dall’altra - tra il 2007 ed oggi - tutto il superfluo, il troppo evidente, il ridondante. 

Come se la vera, la più interessante riappropriazione  che Bepi Ghotti  opera nei confronti dello strumento fotografico si compisse attraverso un suo, personale, quasi esistenziale percorso verso la sintesi. Quasi che l’arrivo alla sorgente raccontasse di un viaggio a ritroso, fatto di sottrazione, di alleggerimento. Che vede, soltanto al fondo, un nuovo inizio simbolico, archetipico, sacro, in grado di distillare la complessità di partenza in una semplice, essenziale visione.

 

Principia Naturalia | an image of the inviolable

Michele Bramante, 2012

 

The landscapes composing Bepi Ghiotti's Sources series, are steps of an initiation ritual into which the author has transfigured his life.

Every physical quest in which Ghiotti travels around the world in search of the sources of the main rivers is also a symbolic journey in search of  a natural archetype.

According to C.G. Jung: along the path of evolution, humanity has developed a universal memory made of “archetypes”, symbolic shapes of the world, of life, sedimented deep inside the collective unconscious. It is not by chance that water is one of these fundamental archetypes, since civilizations, and formerly life, were born along river banks where water merges with the earth fertilizing the soil. Nevertheless, an archetype not only has the unconscious function of structuring the relationship between man and his environment; it actually starts to appear somewhere close to the spirit, in the common essence of mankind, prior to the conscious codifications mediated by symbols operating these changes in human nature. Ghiotti's journeys in this way are never to escape, waiving an origin, looking forward to achieving an external world, neither some  sort of exotic escapism from a prosaic daily routine in the form of mass tourism, but rather, an identical repeated ritual, returning to the same fundamental stance. His explorations penetrate deep into the spirit of the places and that primal relationship between man and landscape happens together with the decanting of the human spirit in its pure and original  components. Ghiotti's intents are far from the banal function of attesting a landscape,  at the level of a pin collected on a map for public approval and admiration, but also far from the picturesque landscape panorama. 

In Beip's hands the photographic shot becomes a mediumistic mean to  communicate an intuitive, universal, impersonal vision of the infinite primeval  variety of man's Nature.

Gli scorci di paesaggio che compongono la serie Sources di Bepi Ghiotti sono le soste di un rito iniziatico nel quale l’autore ha trasfigurato la propria vita.

Ogni viaggio fisico che Ghiotti intraprende alla ricerca delle sorgenti di fiumi sparsi nel mondo è allo stesso tempo un viaggio simbolico alla ricerca di un archetipo naturale.

Nel suo percorso evolutivo, secondo C.G. Jung, l’ umanità ha sviluppato una memoria universale sostanziata da “archetipi”, forme simboliche del mondo della vita sedimentate nell’ inconscio collettivo. Non è un caso che l’acqua sia uno degli archetipi fondamentali, se le civiltà, e prima ancora la vita, sono nate in prossimità di fiumi che rendevano fertili le terre.

Ma l’archetipo non è solo una funzione inconscia nata per strutturare il rapporto tra l’ uomo e il suo ambiente; esso comincia ad apparire in prossimità dello spirito, nell’essenza comune a tutti gli uomini antecedente alla formazione della coscienza mediata dai simboli che operano tale trasformazione nella natura umana.

I viaggi di Ghiotti, in tal modo, non sono mai un allontanamento, l’abbandono di un’ origine in vista del raggiungimento di un mondo estraneo, ovvero evasioni esotiche dalla quotidianità prosaica nelle modalità del turismo di massa, ma, piuttosto, sempre un identico ritorno nello stesso luogo fondamentale. Le sue esplorazioni penetrano nello spirito dei luoghi e tale rapporto primario tra uomo e paesaggio si verifica insieme alla decantazione dello spirito umano nelle sue costituenti pure e originarie.

Lontana dalla banale funzione di attestazione di un paesaggio, alla stregua di banderuole collezionate su una mappa per la pubblica approvazione e ammirazione, ma anche dal paesaggismo pittorico, nelle mani di Ghiotti la ripresa fotografica diventa un mezzo medianico per comunicare una visione spersonalizzata, intuitiva e universale, dell’infinita varietà primigenia della Natura e dell’Uomo.

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